5 marzo 2014
Leggo
libri da quando ho appreso l’arte della lettura – a sei anni circa, come quasi
tutti. Nella mia vita ho letto libri – e riviste, e giornali e testi vari - di
ogni tipo. Ne ho letti a migliaia e per la maggior parte li ho acquistati,
perché il possesso dell’oggetto, la possibilità di sfogliarlo, toccarlo,
annusarlo è una dei migliori stimoli per la felicità. La mia casa
ne è piena, in ogni angolo, tanto che temo di doverne prima o poi uscire per
lasciar loro lo spazio necessario.
Poi
sono arrivati gli ebook. Li ho scoperti alcuni anni fa navigando nel web. Ho
scoperto il Progetto Manuzio, con la sua immensa biblioteca di classici messi a
disposizione gratuitamente e via via tanti altri siti da cui scaricare libri di
ogni genere con pochi click. Ho scoperto l’ebbrezza di venire a conoscenza di
una certa opera e poterla avere a disposizione subito dopo, oltretutto a prezzi
generalmente molto inferiori all’edizione cartacea, cosa che per un ‘drogato
dalla carta stampata’ quale sono non è di poco conto.
Con
l’acquisto di un tablet ho potuto cominciare a godere la gioia di portarmi
dovunque tutti i libri che mi interessano, di poter saltare dalla lettura di
uno alla consultazione dell’altro senza caricarmi di svariati chilogrammi di carta.
Con uno smartphone ho sempre in tasca il ‘qualcosa da leggere’ che mi permette
di superare indenne i momenti di coda agli sportelli postali, dal medico e in
stazione.
Ma
la carta… E, si, la carta è un’altra cosa!
E
allora qual è il modo migliore per leggere? Entrambe e nessuno dei due, l’uno o
l’altro, secondo la disponibilità di tempo e di spazio, secondo l’umore del
momento e le diverse possibilità di reperimento.
Ormai
acquisto le novità editoriali quasi solo in formato elettronico, sempre che
vengano realizzate, e il resto, in particolare le opere ‘locali’ su carta. E
per ora sono contento così.
Nessun commento:
Posta un commento